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TRATTAMENTI

ODONTOIATRIA CONSERVATIVA

La carie colpisce i denti in modo assolutamente individuale causandone il danneggiamento in uno o più punti. Il dentista rimuove con opportuni strumenti le parti guaste e poi le ricostituisce con materiali che ne imitano la forma, la funzione e il colore. Le dimensioni, la forma e le posizioni delle otturazioni sono imprevedibili prima di aver verificato con una visione diretta la reale dimensione, forma e posizione della carie. Possono aiutare, ma in modo alquanto impreciso, le radiografie o il sondaggio manuale con uno strumento sottile.

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Tecnica utilizzata per le otturazioni

Il trattamento si esegue previa anestesia locale della zona di lavoro. Se vi sono due o più denti adiacenti da curare è bene farlo in un’unica seduta per sfruttare al massimo l’effetto dell’anestetico che si estende per l’appunto ad almeno tre denti vicini. Ciò conduce anche ad una riduzione del tempo di lavoro complessivo e del numero di sedute (cosa sempre gradita). In alcuni casi, quando si suppone una carie poco profonda, l’anestetico può essere evitato.

Tipi di otturazione

Dimensioni, forme, posizione, condizionano il tipo di otturazione, il tempo di esecuzione e il costo del trattamento. La classica otturazione si realizza con una resina bianca riempita di polvere di quarzo (composito). È un materiale di eccellente trasparenza ed estetica oltre ad essere poco meno duro di un dente naturale. La sua durata di vita è ottima superando i 10 anni. Se la quantità di dente da ricostruire si avvicina o supera la metà del dente, non è indicato effettuare l’otturazione.

Si consiglia invece di eseguire un intarsio in ceramica. In questo caso si ripristina funzione, forma e colore con un blocchetto di ceramica intarsiata cementata alla parte residua del dente. Anche in questo caso la durata è ottima avvicinandosi ai 15 anni. I trattamenti hanno perciò un tempo d’intervento estremamente variabile: dai 20 minuti per le otturazioni più piccole e semplici, alle 2 ore e oltre per le intarsiature più complesse

ORTODONZIA

L’ortodonzia è una specializzazione dell’odontoiatria che ha lo scopo di prevenire, eliminare o attenuare una cattiva chiusura dei denti, detta ‘malocclusione’, mantenendo o riportando la masticazione e il profilo facciale nella posizione più corretta possibile.

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Quali possono essere le cause di una malocclusione?

Una malocclusione può essere dovuta ad una posizione dei denti non corretta, ad uno sviluppo anomalo dello scheletro facciale (mascella e mandibola) o ad un’alterata funzione della muscolatura masticatoria, e può essere influenzata da fattori ereditari (trasmessi dai genitori ai figli) e da fattori ambientali.

Quali sono i più comuni fattori ambientali che possono causare una malocclusione?

I più comuni fattori ambientali che possono determinare una malocclusione sono:

  • le cosiddette ‘abitudini viziate’ (succhiamento del dito, uso del ciuccio)
  • la respirazione attraverso la bocca (causata dall’ingrossamento delle adenoidi o delle tonsille, o da allergie)
  • l’uso anormale della lingua (posizione e deglutizione non corrette)
  • la perdita precoce dei denti da latte (a differenza di quanto si crede comunemente, i denti da latte sono fondamentali per la corretta crescita dei Bisogna fare attenzione a salvaguardarli fino a quando non cadano spontaneamente. I denti da latte vanno, perciò, curati con le stesse attenzioni di quelli permanenti
  • la perdita dei denti permanenti (negli adulti la perdita precoce di denti permanenti determina un’importante alterazione delle dinamiche masticatorie)
  • un trauma che abbia determinato fratture delle ossa facciali o la perdita di denti.

    A che età è più indicato un trattamento ortodontico?

    Il trattamento ortodontico può essere effettuato sia nei bambini che negli adulti.

    Mentre è possibile ‘spostare’ i denti a tutte le età, si può agire sullo sviluppo dello scheletro facciale solo nei soggetti in fase di crescita. Per modificare lo scheletro in persone adulte, bisogna quindi ricorrere alla chirurgia oppure effettuare un trattamento di compenso mediante l’utilizzo di un apparecchio ortodontico (detto ‘camouflage’).

    Come si fa a valutare la necessità o meno di un trattamento ortodontico?

    La procedura di valutazione di un caso ortodontico richiede una serie di appuntamenti specifici, proprio perché una corretta diagnosi è fondamentale per decidere il piano di trattamento.

    Nella prima visita, della durata di circa 30 minuti, verrà stabilito:

    • se vi sia o meno la necessità di un trattamento ortodontico;
    • quali siano la natura e l’entità del problema presente;
    • quale sia il momento più opportuno per iniziare la terapia.

    Qualora si evidenziasse l’utilità di un trattamento ortodontico, verranno programmati altri due appuntamenti:

    • il primo per la raccolta della documentazione ortodontica;
    • il secondo per la presentazione e la discussione del caso. 

    La raccolta della documentazione ortodontica, che richiede un appuntamento di circa 40 minuti, viene effettuata con lo scopo di approfondire la diagnosi e consiste in:

    • fotografie del viso e della bocca
    • modelli in gesso delle arcate dentarie
    • due radiografie (la ortopanoramica, per verificare la presenza e la posizione dei denti, e la teleradiografia)

    La valutazione di tutte le informazioni raccolte prende il nome di “studio del caso” e permette di formulare una diagnosi e un piano di trattamento che Vi verranno presentati, assieme ai tempi e al preventivo di spesa, in occasione del secondo appuntamento che avrà una durata di circa 60 minuti.
    Consigliamo la presenza di entrambi i genitori nel caso di pazienti in età pediatrica.

    A che età è consigliabile fare una prima visita ortodontica?

    Consigliamo di effettuare una visita ortodontica intorno ai 5-6 anni, quando è possibile rilevare precocemente le problematiche presenti. A questa età poco importa se i denti sono storti, quello che interessa è che tutti i denti permanenti abbiano lo spazio per uscire e che lo scheletro cresca nel modo più armonico possibile. L’ortodonzia intercettiva si prefigge infatti di intercettare e risolvere le problematiche relative allo sviluppo che, se non corrette presto, possono diventare non correggibili in età adulta.

    Quali sono gli apparecchi che si utilizzano per un trattamento ortodontico?

    Gli apparecchi ortodontici possono essere suddivisi in mobili e fissi. Vi spieghiamo le differenze.
    L’apparecchio mobile agisce sia sulle posizioni dei denti che sulla crescita scheletrica, correggendo la malocclusione, e può essere messo e tolto durante il giorno a seconda delle prescrizioni ricevute. Con questo tipo di apparecchio possono essere trattati solo disallineamenti di lieve entità. Esso viene principalmente utilizzato in ortodonzia intercettiva per modificare abitudini sbagliate e comportamenti scorretti durante l’età dello sviluppo, e per stimolare la crescita facciale.
    Il più comune apparecchio mobile è costituito da una placca di resina con ganci metallici.
    L’apparecchio fisso cura i disallineamenti più complessi, spostando i denti nella direzione voluta, e può essere rimosso solo dal medico. Esso consiste in attacchi, generalmente metallici, che vengono incollati direttamente sulla superficie dei denti. Ogni attacco presenta una fessura orizzontale nella quale viene inserito un filo metallico, detto arco, che può essere attivato o sostituito durante le visite di controllo. L’arco viene mantenuto all’interno degli attacchi grazie ad apposite legature elastiche o metalliche. Vi possono essere inoltre altre componenti quali molle, catenelle ed elastici per ottenere specifici movimenti.

    Accanto a questi apparecchi tradizionali, esistono apparecchi che non alterano l’estetica del sorriso (ortodonzia invisibile) e che allineano i denti utilizzando:

    • attacchi in ceramica o in composito, che si avvicinano al colore naturale dei denti; oppure

    • attacchi incollati sulla superficie dei denti rivolta verso la lingua (ortodonzia linguale), anziché sulla superficie esposta al sorriso; oppure

    • sottili mascherine in plastica trasparente (del tipo Invisalign) da applicare sulle arcate dentarie.

    La scelta dell’apparecchio da utilizzare dipende dal tipo di malocclusione, dal trattamento previsto e dalle esigenze estetiche del paziente durante il trattamento.

    Perché alcuni bambini devono mettere l’apparecchio a 6 anni ed altri più avanti?

    La situazione di ciascun bambino è differente, e il momento più adatto per mettere l’apparecchio dipende dalla specifica condizione clinica di ciascuno. È possibile che un bambino:

    • abbia bisogno di un trattamento intercettivo ma non abbia bisogno di un trattamento classico, se lo scheletro facciale è cresciuto in modo armonico e i denti sono in posizione corretta; oppure

    • abbia bisogno sia di un trattamento intercettivo sia di un trattamento classico, per stimolare ulteriormente la crescita scheletrica e allineare i denti; oppure

    • non abbia bisogno di un trattamento intercettivo ma abbia bisogno di un trattamento classico, per allineare i denti.

    E’ necessario togliere dei denti prima di un trattamento ortodontico?

    A seconda del tipo di malocclusione, lo specialista può a volte ritenere necessaria l’estrazione di un dente o di alcuni denti che ostacolano l’allineamento degli altri o la corretta posizione dento-facciale.
    Nel caso di sovraffollamento dentale, ad esempio, è necessario creare dello spazio per poter allineare i denti. Se l’affollamento è grave e non è possibile ottenere spazio in altro modo (espandendo il palato, inclinando i denti verso l’esterno e in avanti, o riducendo lievemente la dimensione dei denti), bisogna ricorrere alle estrazioni. Di norma, in una dentatura completa le estrazioni sono simmetriche e riguardano principalmente i premolari, che sono i denti più prossimi a quelli anteriori interessati solitamente dall’affollamento.
    Le estrazioni sono necessarie anche nel caso in cui i denti sono eccessivamente inclinati verso l’esterno in presenza di morso aperto, e se lo scheletro facciale (mascella e mandibola) presenta uno sviluppo anomalo che la crescita non potrebbe compensare.

    Vanno estratti i denti del giudizio?

    In passato, si pensava che i denti del giudizio spingessero i denti causando l’affollamento degli incisivi. Ora si sa che questo non è vero. L’affollamento a livello degli incisivi si manifesta infatti anche in soggetti che non hanno i denti del giudizio.
    Se i denti del giudizio causano ripetuti episodi di infiammazione gengivale, sono in una posizione che non permette una corretta igiene o potrebbero causare danni ai denti vicini, allora è indicata la loro estrazione. Non è giustificato estrarli per motivi esclusivamente ortodontici.

    Un trattamento ortodontico è’ doloroso?

    È possibile che nei primi giorni dopo l’applicazione dell’apparecchio sia avvertito qualche fastidio, perché la mucosa delle labbra, della lingua e delle guance può irritarsi e i denti sollecitati allo spostamento possono fare un po’ male. Successivamente questi fastidi vanno attenuandosi fino a scomparire e l’apparecchio risulta ben tollerato.

    Si devono modificare le abitudini alimentari?

    Per tutta la durata del trattamento è consigliato mangiare con un po’ di accortezza. È consigliato evitare cibi appiccicosi (chewing-gum, caramelle gommose, etc.) e cibi estremamente duri e croccanti (torrone, crosta del pane, pop-corn, olive con nocciolo, etc.) che possono favorire il distacco o la rottura dell’apparecchio. Si consiglia anche di evitare i cibi particolarmente filamentosi (prosciutto crudo, arance, verdure cotte, etc.) che possono ‘annodarsi’ all’apparecchio, dare fastidio o rendere difficile la pulizia.

    Quali sono i rischi correlati ad un trattamento ortodontico?

    Durante il trattamento, la difficoltà principale è mantenere una corretta igiene orale. La placca può annidarsi più facilmente intorno agli attacchi dell’apparecchio ortodontico e quindi il rischio di carie e problemi gengivali aumenta. E’ importante allora spazzolare i denti dopo ogni pasto e spuntino, meglio se con uno spazzolino apposito per apparecchi (spazzolino ortodontico), ed utilizzare con costanza gli ausili per l’igiene orale che vi vengono indicati (filo interdentale, scovolini, compresse rivelatrici di placca, collutorio al fluoro). Se necessario, verrà aumentato il numero di sedute di igiene professionale effettuata presso lo studio.

    I denti si sposteranno una volta rimosso l’apparecchio?

    Dal momento che i denti si muovono nell’arco di tutta la vita e che una volta rimosso l’apparecchio ortodontico spesso tendono a tornare nella posizione iniziale, al termine della fase attiva del trattamento si utilizza un apparecchio per il mantenimento del risultato, denominato contenzione. Sulla parete interna dei denti inferiori, tra i due canini, viene applicata una contenzione fissa o splintaggio (un filo sottile di acciaio ortodontico intrecciato), mentre per i denti superiori si utilizza una contenzione mobile (un bite di materiale plastico trasparente) che deve essere mantenuta in posizione di notte e qualche ora al giorno nella fase iniziale.
    Il periodo di contenzione dei denti varia molto da caso a caso e in alcuni casi può durare anche a lungo.

    PARODONTOLOGIA

    Le gengive sono un organo del tutto particolare: hanno la funzione di sigillare le radici evitando l’ingresso di parassiti e microrganismi molto pericolosi. La sua integrità viene messa a dura prova dalle nostre abitudini alimentari. Purtroppo l’alimentazione ideale differisce moltissimo da quella che pratichiamo oggi: cibi raffinati, cibi dolci, cibi morbidi, cibi cotti e con grande prevalenza di alimenti non vegetali. Alcuni cibi come il latte e i derivati (yogurt e formaggi), i legumi e le solanacee (peperoni, melanzane, patate, …) risultano irritanti per tutto il tubo digerente, compresa la bocca. È osservazione comune che i grandi consumatori di latte e derivati hanno accumuli di tartaro (concrezioni calcaree) più importanti di chi non li consuma e le gengive più infiammate.

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    Quando l’integrità gengivale cede, il cibo, i detriti alimentari, il tartaro e i batteri cominciano a insinuarsi tra gengiva e dente dando origine alla malattia che colpisce in Italia almeno 10 milioni di persone: la parodontite.

    Cos’ è e che danni causa la Parodontite, detta anche Piorrea?

    La parodontite è, in realtà, una malattia complessa che ha molte concause. Innanzitutto ha una forte tendenza familiare: se ne hanno sofferto i genitori è molto probabile essere predisposti alla malattia e allo stesso modo se ne soffriamo noi possiamo predisporre i nostri figli.

    Poi vi sono le abitudini alimentari e il fumo di sigaretta. Delle prime ne abbiamo accennato all’inizio.
    Per quanto riguarda il fumo possiamo dire che è un vizio ad alto rischio per le gengive poiché causa la perdita delle difese di superficie.
    Il fumatore è, in altri termini, più indifeso all’aggressione batterica.

    Vi sono poi altre condizioni predisponenti: una cattiva igiene orale domiciliare (per esempio spazzolandosi i denti solo una o due volte al dì e dimenticandosi le igieni periodiche dal dentista), molte malattie sistemiche (insufficienza renale, diabete…), le carenze vitaminiche, l’assunzione di alcuni farmaci, un’alimentazione povera di vegetali freschi e anche condizioni assolutamente fisiologiche come le gravidanze.
    La parodontite porta le persone a perdere progressivamente tutti i denti e a dover ricorrere alle protesi.

    Come si evolve la Parodontite

    L’evoluzione della malattia è insidiosa perché del tutto asintomatica. Essa si sviluppa nell’arco di molti anni, nella sua forma classica, in non meno di 20 anni.
    Durante questo periodo sarebbe bene intercettare la malattia prima che diventi irreversibile e curarla efficacemente.
    Molti si chiedono come sia possibile che una malattia così grave e mutilante (pensate al dramma che vive chi passa dai denti alla dentiera) sia quasi del tutto silente.
    Il motivo è legato alla evoluzione cronica: giorno dopo giorno, anno dopo anno, la gengiva si scolla dai denti per frazioni di millimetro e giorno dopo giorno, anno dopo anno, nella fessura che si crea entrano batteri e detriti. Lentissima l’infiammazione della gengiva raggiunge l’osso e, in modo inesorabile, lo distrugge di frazioni di millimetro.
    Nell’arco di vent’anni si perde così anche un centimetro e mezzo di osso. Quando la radice del dente rimane inserita per pochi millimetri, il dente comincia a vacillare e in breve tempo cade.

    La Diagnosi

    La diagnosi di questa malattia cambia in modo radicale la prognosi (cioè l’aspettativa di vita dei denti colpiti).
    La malattia passa attraverso diversi stadi: da quelli di totale reversibilità e da cui si può guarire, a quelli in cui si può guarire ma con danni permanenti (per esempio recessioni della gengiva, perdita delle papille, perdite localizzate di osso) e, per finire, a stadi avanzati in cui la malattia non può essere che rallentata (quindi con danni irreversibili). La diagnosi si effettua ricercando segni specifici, spesso difficili da rilevare, e che vanno valutati con accuratezza.
    Le radiografie sono consigliate e sono richieste delle misurazioni specifiche (sondaggio delle tasche, indici di placca, tartaro, presenza di sanguinamento). In alcuni casi è consigliabile l’analisi batteriologica con antibiogramma e l’analisi del DNA alla ricerca di loci specifici.

    La cura alla piorrea in base ai Diversi gradi di malattia

    Una volta raccolti i dati si può classificare lo stadio di gravità della malattia. Nella classificazione, per poter decidere il trattamento più indicato, è importante tener conto di tutti i principali fattori che determinano la malattia: la tendenza familiare, le abitudini alimentari, le abitudini igieniche, le malattie croniche, le abitudini voluttuarie e la motivazione del paziente a modificarle e migliorarle.
    Nel nostro studio valutiamo, per prima cosa, se la malattia è limitata alla gengiva (si parla di gengivite) o se ha raggiunto l’osso (in questo caso si chiama parodontite).
    In secondo luogo si classifica l’aggressività della malattia, sia per la gengivite che per la parodontite, distinguendo tre stati di gravità:

    Gengivite

    • Primo stadio: segni minimi di malattia reversibile al 100%.
    • Secondo stadio: segni minimi di malattia con minimi danni
    • Terzo stadio: segni evidenti di infiammazione gengivale con danni irreversibili che però non intaccano l’osso

    Parodontite vera e propria

    • Primo stadio: malattia manifesta che segna lo spartiacque tra il totale recupero e l’evoluzione verso danni irreversibili. Questo è l’ultimo stadio dove si può ottenere una guarigione senza compromettere la masticazione o il sorriso. L’essere fumatori è un elemento aggravante.
    • Secondo stadio: la malattia è manifesta e, lasciata a sé stessa, lascerà sicure mutilazioni. Vale sempre la pena di tentare la cura perché i denti possono essere mantenuti ancora per molti anni.
    • Terzo stadio: malattia irreversibile che porterà rapidamente alla caduta dei denti. Il trattamento ha il solo obiettivo di ridurre l’infiammazione e di preparare i tessuti agli inevitabili trattamenti protesici e/o implantari che si dovranno effettuare.

    Protocolli di cura

    Per ciascuno stadio di gravità viene applicato un diverso e standardizzato protocollo di trattamento che va da una semplice seduta a oltre una decina di sedute, in parte con l’uso di anestetici locali.
    Le diverse sedute dei protocolli di cura comprendono sia le azioni volte a ripulire i denti e le radici, sia le azioni che aiutano la gengiva a sfiammarsi. A seconda delle diverse situazioni, l’azione di pulizia superficiale e profonda viene attuata con diversi ausili tecnologici, decisi a seconda delle specifiche situazioni e, talvolta, richiede la sterilizzazione batterica profonda con il laser. Vengono illustrate le tecniche corrette di spazzolamento quotidiano e date indicazioni specifiche per mantenersi puliti a casa. Se necessario si consiglieranno prodotti specifici (collutori e/o antibiotici locali o generali nei casi più gravi). Nei casi complessi e gravi il trattamento si prolunga anche per un anno.

    Gengivite

    • Primo stadio: Una seduta di circa un’ora.
    • Secondo stadio: due sedute di circa un’ora intervallate tra loro di 3-5 settimane.
    • Terzo stadio: tre sedute di circa un’ora. Le prime due intervallate di 3-5 settimane e la successiva a seconda dei casi: duo o tre mesi dopo.

    Parodontite

    • Primo stadio: sono necessarie un numero variabile da quattro a sei sedute di durata, ciascuna, di circa un’ora con intervalli variabili (a seconda delle diverse situazioni), in parte senza necessità di anestetici locali, in parte con l’uso di anestetici locali (la pulizia profonda, vicino all’osso, è fastidiosa). La durata complessiva del trattamento è di circa 4-5 mesi ed è sempre prevista la verifica dei risultati con il sondaggio. Con quest’ultimo si può stabilire il risultato della cura e la prognosi dei siti trattati.
    • Secondo stadio: sono necessari numerose sedute (anche una decina), con e senza anestesie locali. Come nel caso precedente si rende necessaria la verifica a fine cure e l’eventuale integrazione con supplementi.  Spesso il trattamento si conclude in 8-10 mesi, ma può essere necessario anche un anno.
    • Terzo stadio: il percorso dura circa un anno e le sedute prevedono anche la bonifica degli elementi. Le valutazioni conclusive sono d’obbligo. Al termine delle cure può essere necessario monitorare l’evoluzione spontanea della situazione generale per poi decidere se procedere con ulteriori terapie.

    Effetti collaterali

    Dopo una seduta di trattamento i denti sono puliti e, rimossa la patina scura, anche più bianchi e luminosi. Residua per qualche giorno una sensibilità ai colletti e, talvolta, alle gengive per il semplice fatto che su di esse viene esercitato uno sfregamento meccanico.
    Solitamente questa sensibilità ha una durata di solo qualche giorno. Nel caso si prolungasse oltre i dieci giorni è bene segnalarlo al dentista.

    Dopo le sedute in anestesia locale permangono sensibilità ancora maggiori e perciò consigliamo come suggerimenti alimentari di astenersi da cibi acidi (agrumi, aceto e yogurt) e a temperature estreme (troppo caldi o freddi).

    Mantenimento nel tempo

    Quando i trattamenti sono conclusi, il paziente verrà inserito in un programma di mantenimento igienico. L’intervallo tra le sedute è variabile ma si inizia con intervalli trimestrali che, quando la malattia è dominata, si possono allungare a quattro o a sei mesi.
    Nonostante le cure diano sempre dei buoni risultati, è buona norma non abbassare mai la guardia e continuare a mantenere le buone abitudini alimentari ed igieniche acquisite.
    Ogni tre, cinque o sette anni, a seconda delle situazioni, i cicli di trattamento possono essere ripresi per permettere a chiunque di conservare il proprio sorriso.

    Migliorare il comfort di masticazione

    Nonostante il buon esito delle cure, accade che gli elementi salvati possano ancora conservare un certo grado di mobilità che risulta fastidioso durante la masticazione. In questi casi si consiglia di eseguire la solidarizzazione dei denti mobili con il cosiddetto “splintaggio”. In estrema sintesi, i denti si uniscono tra loro nel versante interno e non visibile, utilizzando particolari fibre sintetiche o fili metallici consolidati da materiali resinosi dello stesso colore dei denti.
    Questa tecnica conferisce uno straordinario comfort alla masticazione ma richiede una grande attenzione alla pulizia quotidiana. Di rado qualcuno avverte un senso di corpo estraneo a cui ci si abitua nell’arco di qualche giorno.

    Che cosa sono le protesi dentali rimovibili.

    Quando senti parlare di protesi dentale è naturale che subentri un poco di preoccupazione, ma essere a conoscenza di tutti i particolari che riguardano questa tecnica odontoiatrica conservativa di estrema diffusione può aiutarti a essere sereno e fiducioso.

    Esse possono essere di due tipi:

    • complete
    • parziali

    Le protesi dentali complete sono dispositivi rimovibili che vanno a sostituire un’intera arcata dentale mancante (superiore oppure inferiore o entrambe) e che contengono denti realizzati in porcellana o resine sostenuti da una base di resina acrilica.
    Le protesi dentali parziali invece comprendono solo alcuni denti e il loro scopo è quello di prendere il posto di quelli mancanti.

    La finalità di questi apparecchi sono sia di tipo estetico (donare nuovamente la possibilità di sorridere liberamente e senza problemi), sia funzionale (poter masticare e parlare in maniera corretta).

    PROTESI

    Come vengono realizzate le protesi

    La base di una protesi deve imitare perfettamente il tessuto gengivale e pertanto essa viene prodotta con resine acriliche pigmentate a base di PMMA (Poli Metil Metacrilato) un materiale che appare liscio e lucido proprio come le gengive naturali.

    Grazie alle sue caratteristiche strutturali, il PMMA contribuisce a prevenire il deposito di microrganismi a livello degli spazi interdentali, minimizzando così il rischio della placca batterica.

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    Mentre le protesi superiori di solito coprono tutto il palato, quelle inferiori presentano la classica forma a “U” per garantire lo spazio necessario alla funzionalità della lingua. In entrambi i casi esse sono mantenute aderenti alle strutture sottostanti mediante l’impiego di speciali adesivi per protesi, che garantiscono un’assoluta stabilità. L’ideale, quando è possibile, prevede di realizzare protesi che non necessitino di paste adesive. La cosa è più facile nell’arcata superiore quando si può ottenere un effetto ventosa.
    Il fastidio causato da questi apparecchi è ben tollerato dopo i primi giorni, nei quali c’è il periodo di adattamento. Con un poco di pazienza iniziale si sarà in grado di ritornare a sorridere e mangiare.

    Quali sono i differenti tipi di protesi rimovibili

    Sono varie le soluzioni che posso proporre per risolvere i tuoi problemi nella maniera migliore. Se hai l’esigenza di sostituire soltanto uno o più denti, ma non l’intera arcata, puoi optare per le protesi rimovibili parziali (superiori oppure inferiori), che possono essere sganciati all’occorrenza e che vengono ancorati ai denti naturali per garantire la massima stabilità. Realizzati in resina acrilica del colore dei tuoi denti, essi rappresentano la scelta ideale per ripristinare una dentatura perfettamente naturale.
    Esistono anche soluzioni più evolute di protesi parziali rimovibili. Esse presentano una struttura metallica di rinforzo e i ganci sono costruiti su misura e con geometrie specifiche per conferire il massimo comfort. Si chiamano protesi scheletrate. In attesa di una soluzione definitiva di solito propongo ai miei pazienti l’applicazione di una protesi provvisoria, pensata per aiutarli fino al confezionamento di quella definitiva.
    La sua finalità consiste nel limitare la pressione masticatoria sui denti rimasti, aiutando il cavo orale ad abituarsi all’uso della protesi. Di solito l’impiego di un dispositivo provvisorio è limitato a qualche mese, dopodiché potrai indossare il tuo apparecchio definitivo.
    Esistono anche protesi flessibili, prodotte con sottile termoplastica, che risultano particolarmente comode da portare e molto gradevoli dal punto di vista estetico. A seconda delle tue esigenze, puoi anche decidere per l’impianto di corone artificiali fisse, che rappresentano una soluzione definitiva per i tuoi problemi.

    IMPLANTOLOGIA

    L’implantologia dentale è una tecnica che consente di sostituire elementi dentari perduti o irrecuperabili con delle radici artificiali che possono essere in titanio o di altri materiali.

    Questa grande scoperta della medicina avviene grazie ad un processo biologico denominato osteointegrazione che permette a un materiale biocompatibile di legarsi all’osso naturale.

    Dopo che è avvenuta l’osteointegrazione le radici artificiali saranno in grado di sostenere dei nuovi denti (in diversi materiali tra cui eccelle la ceramica) o delle protesi più estese.

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    Andiamo a scoprire nel dettaglio che cos’è un impianto dentale e vari tipi di trattamento.

    Che cos’è un impianto dentale?

    Quando si parla di impianto dentale si fa riferimento ad una piccola vite realizzata per lo più in titanio utilizzata con lo scopo di andare a sostituire la radice del dente naturale che per vari motivi è venuto a mancare.

    Generalmente, i classici impianti dentali sono formati da tre elementi:

    • La vite endossea: indica l’impianto propriamente detto che svolge la funzione della radice del dente; ne esistono di diverse forme, fogge e lunghezze. È il clinico che decide quelle più adatte per il caso
    • L’abutment: ha la funzione di unire la vite in titanio con l’elemento che si
      sovrappone (dente o protesi); anche in questo caso sono numerosi tipi e
      modelli da scegliere con accuratezza.
    • La protesi dentaria: indica la parte utilizzata per sostituire il dente. Come la vite, anche la protesi può essere realizzata in vari materiali come la ceramica o la resina. La cosa più complessa di questa parte è la ricerca dell’armonia di forme e colori salvaguardando la funzione masticatoria.

    Quali sono le fasi dell’implantologia?

    Prima di procedere con l’intervento, la prima cosa da fare è fare un’analisi completa delle situazioni organiche generali e specifiche della zona da trattare. Tra le situazioni organiche generali si ricercano: patologie in atto o passate, l’assunzione di farmaci, la presenza di malattie croniche come il diabete e l’ipertensione. La situazione organica locale si valuta con l’esame obiettivo, le radiografie, i calchi in gesso, le fotografie e, se è il caso con la CBCT (TAC). In base alle risultanze dello studio della situazione, si decide il tipo di impianto e di dente da realizzare.

    Le fasi dell’implantologia sono:

    Preparazione e realizzazione dell’intervento

    In questa fase, vi troverete all’interno di un ambiente decontaminato e ricoperto di telini sterili dove il dentista vi preparerà per l’intervento. Prima di procedere, si somministra un anestetico locale.

    La fase operatoria dura tempi molto variabili: da meno di 40 minuti a oltre due ore, a seconda della complessità del caso e dal numero di impianti da realizzare. Dopodiché vi verrà prescritta la terapia da seguire per i successivi sette giorni (per esempio, a seconda dei casi, antibiotici, antiinfiammatori, cortisonici ed integratori). Assieme all’eventuale terapia farmacologica vi verranno suggeriti tutti i comportamenti consigliati per minimizzare e annullare i più comuni effetti collaterali della cura, alimentazione compresa.

    Protesi provvisoria

    In alcuni casi è possibile consegnare subito una protesi provvisoria da portare durante il periodo di guarigione. In altri casi è necessario attendere qualche giorno. Nel primo caso parliamo di carico immediato, nel secondo di carico dilazionato o differito. Quali sono le differenze?

    Per quanto riguarda l’impianto a Carico Immediato, si intende l’inserimento sia dell’impianto dentale che della corona protesica provvisoria nella stessa seduta o al massimo entro 36 ore. Una volta che sono trascorsi circa 3-4 mesi, viene collocata la protesi definitiva.

    Nel caso dell’impianto a Carico Differito, il trattamento si svolge in due fasi: l’inserimento nell’osso dell’impianto dentale alla cui estremità viene inserita una vite detta di guarigione da portare per un tempo di attesa che può variare dai tre ai quattro mesi. Questo periodo di tempo consente all’impianto dentale di fissarsi all’interno dell’osso (Osteointegrazione). La seconda fase prevede il confezionamento della protesi trascorso il periodo di guarigione

    Fase di cicatrizzazione: quando parliamo di fase di cicatrizzazione facciamo riferimento al processo di osteointegrazione, in cui si va a formare l’osso intorno all’impianto in modo totalmente indolore. È da ammirare la natura autorigenerante del nostro meraviglioso organismo.

    Fase di posizionamento della protesi definitiva: nel momento in cui il dentista ha controllato lo stato dell’impianto provvisorio, il protesista procede con la creazione della protesi definitiva, che viene fissata grazie all’uso di un pilastro di cui esistono numerose fogge e modelli ma che di solito si realizza su misura eseguendo delle impronte.

    Fase di controllo: dal momento in cui si è concluso il trattamento, si procede con i controlli periodici. Bisogna sempre fare sia i controlli periodici dal dentista sia avere una buona cura dell’igiene orale al fine di evitare possibili problemi.

    Il trattamento è doloroso?

    Il trattamento non è affatto doloroso poiché prima di procedere con l’impianto dentale al paziente viene somministrata l’anestesia locale. Soprattutto per l’implantologia dentale vengono utilizzati anestetici efficaci e che non provocano nessun disagio a meno che non esista una particolare sensibilità che il paziente avrà, comunque, interesse a segnalare prima del trattamento. Una volta eseguito l’impianto, come dicevamo sopra, al paziente vengono prescritti tutti i farmaci da assumere nei giorni successivi.

    C’è un’età ideale per procedere con l’implantologia?

    Tutte le persone possono essere sottoposte a questa tipologia di intervento in quanto le modalità di guarigione sono identiche per ogni persona e per ogni età. Possono capitare eventuali complicazioni nel caso in cui si stia facendo il trattamento ad una persona diabetica o che assume farmaci per altre patologie. È per questo che in fase preliminare si fanno tutte le valutazioni sulla situazione organica generale.

    ENDODONZIA


    Devitalizzare un dente – La cura canalare

    Il trattamento endodontico è un intervento odontoiatrico ambulatoriale che si rende necessario quando la polpa (il tessuto molle interno al dente) è infiammata o infetta per un danno provocato da una carie profonda, dall’esito di interventi sul dente o da un trauma (grave e improvviso o più leggero ma ripetuto) che ha provocato frattura o scheggiatura o incrinatura profonda. Il trattamento endodontico permette di salvare il dente senza ricorrere così a soluzioni più invasive, ma necessarie, come l’estrazione e successivamente l’implantologia.

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    La Devitalizzazione di un dente

    Quando una carie si approfondisce fino ad avvicinarsi al cuore del dente, quest’ultimo diventa sensibilissimo alle temperature calde o fredde e agli alimenti dolci. Se il dente non viene curato subito, il fastidio diventa veramente notevole e talvolta si sviluppa un ascesso. Il trattamento di una tale situazione, definita tecnicamente pulpite, si realizza con una cura detta canalare o devitalizzazione.

    Tecnica di devitalizzazione del dente

    Si procede eseguendo un’anestesia locale della zona da trattare e applicando la diga di gomma per isolare il dente da tutti gli altri. Successivamente, il dentista, con l’utilizzo di appositi strumenti, raggiunge il cuore del dente (la polpa) e ripulisce ogni cavità interna. Usando speciali strumenti rotanti vengono anche ripuliti e disinfettati i canali delle radici. Il trattamento si conclude riempiendo e compattando nei canali un materiale insolubile e biocompatibile. Nella stessa seduta, se possibile, il dente viene anche ricostruito.

    Effetti immediati della cura canalare

    Al termine del trattamento l’anestetico manterrà il suo effetto per circa 2 ore. Si consiglia di non assumere alimenti in questo periodo. Dopo questa cura, per circa 3 giorni, non si hanno particolari disagi, se non una lieve dolenzia della zona. Più tipicamente, tra la terza e la settima giornata il dente può risultare notevolmente sensibile alla pressione. Tutto ciò sparisce successivamente.  Il vantaggio assoluto di una Devitalizzazione o Cura Canalare, è quella di salvare il proprio dente senza dover ricorrere all’estrazione.

    GNATOLOGIA

    La gnatologia, identificata anche come gnatologia posturale, è la disciplina dell’odontoiatria che si occupa dei rapporti dell’occlusione dentaria, estendendo il proprio campo di studio agli apparati e agli organi con cui questi meccanismi entrano in relazione: denti, articolazioni temporo-mandibolari (ATM), muscoli che presiedono alla masticazione e, più in generale, struttura articolare, scheletrica e sistema nervoso.

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    Che cosa si intende per gnatologia

    Finalizzata allo studio di fisiologia e patologia delle funzioni mandibolari, la gnatologia è una branca dell’odontoiatria che si è sviluppata recentemente con la finalità di evidenziare e risolvere tutti i problemi collegati alle articolazioni del cavo orale.

    Si tratta di una disciplina medica in grado di mettere in relazione la funzionalità del cavo orale con quella della mandibola, del cranio e della porzione cervicale della colonna vertebrale.

    Le principali problematiche inerenti a questa specializzazione sono:

    • difficoltà riscontrate durante apertura e chiusura della bocca;
    • sintomatologia dolorosa al volto e al collo;
    • cefalea non riconducibile ad altri fattori eziologici;
    • incoordinazione dei movimenti mandibolari;
    • vertigini o anche senso d’instabilità motoria;
    • mal di schiena;
    • dolori alla mascella, alla nuca e al volto;
    • acufeni.

    Quando la mandibola non funziona come dovrebbe possono quindi insorgere numerosi disturbi anche apparentemente scollegati dalla bocca, ma che invece sono strettamente collegati ad essa e che riguardano sia componenti ossee sia muscolari.

    Per stabilire se esiste una relazione tra i disturbi appena descritti e una patologia della bocca si esegue una visita specifica

    Come procede una visita gnatologica

    Se devi affrontare una visita di questo tipo lo puoi fare serenamente in quanto si tratta di un’indagine assolutamente indolore e che riveste soltanto un valore diagnostico.

    Nel nostro Studio siamo soliti ripercorrere l’intera storia clinica del paziente per individuare tutte le problematiche potenzialmente collegabili al cavo orale e per stabilire il rapporto esistente tra esse.

    Il presupposto indispensabile per impostare correttamente il successivo protocollo terapeutico è quello di affidarsi a uno specialista in gnatologia.

    Le malattie trattate dalla gnatologia sono le seguenti:

    • bruxismo: si tratta di un disturbo piuttosto comune consistente nel digrignamento inconsapevole dei denti durante il sonno, che molte volte dipende da un’eccessiva attività della muscolatura mandibolare.

    La sua forma più diffusa è riconducibile al serramento dei denti, innescato da una contrazione prolungata delle arcate;

    • blocco mandibolare:consiste nella difficoltà ad aprire la bocca, causata da un blocco funzionale del meccanismo condilo-discale della colonna vertebrale;
    • acufeni: sono i ronzii auricolari che molto spesso dipendono dal bruxismo;
    • mal di testa: in svariati casi le cefalee di tipo tensivo sono relazionabili al serramento

    Lo scopo di una terapia gnatologica è quello di risolvere le problematiche avvalendosi di procedure conservative e minimamente invasive, utilizzando dispositivi orali rimovibili (bite) o anche terapie fisiche.

    Soltanto qualora tali approcci conservativi non siano sufficienti, è possibile procedere in altra maniera, ma sempre nel più assoluto rispetto delle esigenze del paziente.

    Quali sono i vantaggi derivanti da un approccio gnatologico

    Se soffri di uno dei disturbi sopra elencati, puoi trovare notevoli vantaggi da un consulto gnatologico poiché l’articolazione temporomandibolare è responsabile di numerosi dolori in tutto il corpo. Si parla infatti di un effetto domino, responsabile di scompensi alla colonna vertebrale, al collo e alla corretta postura.

    Le procedure gnatologiche si realizzano in stretta collaborazione con l’ortodontista, che si prende cura di tutte le disarmonie dentali per ripristinare adeguati contatti tra le arcate dentali.

    Se ritieni di aver bisogno di un consulto gnatologico, puoi rivolgerti al nostro studio dentistico , in cui ci occupiamo di problematiche relative alla diagnosi e terapia di disturbi dentali, avvalendoci di moderne tecnologie e di personale altamente specializzato.

    IGIENE DENTALE

    Detartraggio e Igiene Dentale

     

    La seduta di igiene orale professionale comprende l’istruzione e la motivazione alle tecniche di igiene orale domiciliare che il paziente dovrà seguire per evitare che si formino placca e tartaro. Il detartraggio consiste nell’eliminazione, con strumenti ultrasonici e manuali, di tutti i depositi calcificati di tartaro sopra e sottogengivali. In casi particolari (Parodontite) si utilizzerà lo scaling o levigatura radicolare profonda per eliminare il tartaro sulle pareti radicolari.

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    L’igiene dentale ed il detartraggio: la tecnica utilizzata

    La seduta di mantenimento igienico dura mediamente un’ora per una dentatura completa, meno nel caso di una dentatura parziale.

    L’igienista inizia la seduta valutando lo stato di denti e gengive cercando le seguenti problematiche:

    • La placca cioè un deposito fresco di cibo
    • Il tartaro cioè il deposito calcareo formatosi sulla placca
    • Il sanguinamento delle tasche cioè delle fessure tra gengiva e dente al cui interno si possono accumulare dei residui

    Quindi si procede con la pulizia vera e propria che si avvale di strumenti ad ultrasuoni e di strumenti manuali a seconda delle necessità.

    Dopo aver ripulito tutto, i denti vengono lisciati e lucidati rimuovendo anche tutte le macchie causate da caffè e fumo.

    Infine vengono nuovamente spiegate le tecniche di spazzolamento quotidiano, gli ausili da utilizzare e date indicazioni specifiche per mantenersi puliti a casa. Effetti dopo la pulizia dentale ed il detartraggio

    Dopo una seduta di igiene i denti sono puliti , più lucidi ed anche più chiari e si avrà la sensazione di bocca, denti e gengive veramente puliti e sani.

    Dopo una seduta di detartraggio potrebbe residuare una sensibilità ai colletti e, talvolta, alle gengive per il semplice fatto che su di esse viene esercitato uno sfregamento meccanico. Solitamente questa sensibilità ha una durata di solo qualche giorno ed appartiene più che altro ai casi di parodontite già al secondo stadio.

    Come suggerimenti alimentari consigliamo, per qualche giorno, di astenersi da cibi acidi (agrumi, aceto e yogurt) e a temperature estreme (troppo caldi o freddi).

    Prevenzione per una migliore igiene dentale

    La seduta di mantenimento igienico è pure l’occasione per esprimere i disagi che la bocca ha avvertito nei mesi precedenti e l’occasione per richiedere una valutazione estetica (colore e forma dei denti e del sorriso).

    Queste segnalazioni servono per fare uno studio specifico.

    Se l’igienista non ravvede la presenza di particolari situazioni patologiche né viene espressa la presenza di particolari disagi, la seduta si conclude e ne viene assegnata una successiva. In caso contrario si effettua un controllo supplementare del dentista per le decisioni del caso.

    La frequenza minima consigliata è di due sedute l’anno ma, nei casi in cui si stia per sviluppare una parodontite, è consigliabile passare a tre o quattro sedute l’anno.

    Spazzolarsi correttamente per evitare placca e tartaro

    La tecnica corretta di lavaggio quotidiano è molto importante per pulire i denti ma anche per la salute delle gengive.

    È chiaro che se quotidianamente si fa colazione, pranzo e cena ci si dovrebbe spazzolare i denti tre volte al giorno, ma se si fanno merende o si assume una bevanda zuccherata bisognerebbe rispazzolarli.

    Purtroppo tutte queste attenzioni possono ridurre ma non eliminare il rischio di ammalarsi di carie o di parodontite.

    Diventa così estremamente utile la seduta di mantenimento igienico dal dentista almeno due volte l’anno, sia per arrivare a pulire più in profondità di quanto possa fare uno spazzolino da denti sia per monitorare costantemente la salute di denti e gengive.

    Persone molto abili nel lavarsi quotidianamente potrebbero necessitare di una sola pulizia all’anno, ma in questo caso salta il concetto di prevenzione: un anno è più che sufficiente perché una piccola lesione dello smalto si trasformi in una grossa carie.

    I denti non sono solo strumenti per mordere, mangiare e parlare. Avere denti sani e belli significa proiettare un’immagine di salute, benessere, forza e seduzione. I trattamenti effettuati solo per bellezza e non per ragioni mediche rientrano nell’odontoiatria estetica. Fanno parte dell’odontoiatria estetica anche la forma e l’armonia delle labbra e dei tessuti periorali che possono essere corretti con interventi mirati di medicina estetica. Le tecniche di medicina estetica riguardano le rughe, i solchi ai lati della bocca, le labbra. La medicina estetica periorale rappresenta un naturale completamento alle cure odontoiatriche.

    Nell’ultimo periodo stiamo assistendo in misura sempre crescente ad un legame sempre più stretto tra bellezza e salute dentale, che ha preso il nome di odontoiatria estetica. Sfruttando i vantaggi del progresso tecnologico, oggi possiamo intervenire sul tuo sorriso, rendendolo non solo più bello da vedere ma anche in perfetta armonia con il tuo volto. Tutto ciò è reso possibile grazie all’utilizzo delle faccette dentali. Scopriamo insieme di cosa si tratta.

    ODONTOIATRIA ESTETICA


    Cosa sono le faccette dentali

    Presso il nostro studio dentistico, avrai la possibilità di ritrovare la gioia del sorriso, grazie all’applicazione delle faccette dentali. Queste ultime possono essere definite come degli strati di porcellana, o eventualmente di altro materiale, molto sottili e che vengono applicate sopra i denti ricoprendoli interamente. In tal modo è possibile nascondere eventuali difetti presenti sulla superficie del dente, dovuti ad esempio ad una forma o a un dimensionamento perfetto, o ricoprire le tipiche macchie dei denti. Ciò ti permetterà di raggiungere i vantaggi appena descritti senza dover ricorrere a nessun intervento odontoiatrico e senza dover effettuare un’anestesia.

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    Quali sono i vantaggi che derivano dall’applicazione delle faccette dentali

    Per capire quali sono i vantaggi che potrai riscontrare dopo l’applicazione delle faccette dentali, capiamo innanzitutto come avviene la loro apposizione. Questa si basa infatti sulll’uso di una speciale colla che garantisce la massima adesione della faccetta alla superficie del dente in modo da coprire tutte le imperfezioni. Il primo vantaggio che ne consegue, quindi, oltre ai benefici di natura estetica sul sorriso, è quello di ottenere un’armonia complessiva del viso che si riflette anche in una maggiore autostima da parte del paziente. Altro beneficio di natura estetica riguarda il fatto che grazie alle faccette dentali possiamo risolvere eventuali anomalie cromatiche presenti sui tuoi denti. Tralasciando l’aspetto estetico, bisogna considerare anche che spesso le faccette possono essere utilizzate anche per ricoprire la superficie di denti abrasi o che comunque presentano una limitata funzionalità in quanto cariati o devitalizzati; in questi casi, il paziente grazie alle faccette dentali riesce a recuperare anche la funzionalità piena di questi denti

    Tipologia e durata delle faccette

    In base al materiale, esistono diversi tipi di faccette dentali che presentano anche dei costi differenti. Quelle che sono usualmente utilizzate sono quelle in ceramica o porcellana, anche se negli ultimi anni ne troviamo alcuni tipi in materiale composito che risultano più facili da applicare, in quanto modellate direttamente sul dente e che presentano anche una maggiore convenienza economica. Presentano una durata sicuramente inferiore rispetto a quelle tradizionali che possono raggiungere anche una durata di almeno 10 anni.

    SEDAZIONE COSCIENTE

    La sedazione cosciente è una tecnica davvero unica, che non prevede effetti collaterali o allergie perché non implica alcun rischio e il paziente, dopo il trattamento odontoiatrico effettuato, può tornare immediatamente alla regolare attività, senza alcun impedimento o controindicazione.

    La sedazione cosciente, al contrario degli interventi in sedazione profonda è in grado di desensibilizzare la mucosa orale privando il paziente dal suo dolore e, nel contempo, favorendone un senso di benessere e tranquillità, indispensabili per affrontare un qualsiasi trattamento odontoiatrico.

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    È particolarmente indicata in odontoiatria pediatrica, in gravidanza e nei cardiopatici.

    Sedazione cosciente e farmacologica in odontoiatria

     

    Quando parliamo di Sedazione Cosciente e farmacologica in Odontoiatria, facciamo riferimento ad una procedura anestesiologia che viene utilizzata per provocare rilassamento al paziente che deve sostenere l’operazione. Con questa procedura, al paziente verranno somministrati dei farmaci sia ansiolitici che antidolorifici, in modo tale da non fargli sentire dolore durante tutto il corso dell’intervento. Generalmente, tale tecnica si utilizza per piccoli interventi accompagnati per la maggior parte delle volte da un’anestesia locale oppure nel caso in cui si fanno operazioni come per esempio l’endoscopia, interventi che possono risultare poco dolorosi.

    Quali sono le principali tecniche per chi ha paura del dentista?

    Tra le principali tecniche di sedazione cosciente abbiamo:

     

    La sedazione cosciente inalatoria:

    per praticare questo tipo di sedazione si utilizza una macchina denominata Sedation Machine, mediante il quali si crea una miscela a base di Ossigeno e Perossido di Azoto che verrà automaticamente inalato dal paziente tramite l’utilizzo di una mascherina. La sedazione cosciente enterale: tramite questa sedazione al paziente verrà somministrato un farmaco tranquillizzante (quello utilizzato solitamente è la benzodiazepina).

    La sedazione cosciente endovenosa: questo tipo di sedazione è quasi simile alla precedente e consente l’assunzione di un farmaco ansiolitico per via venosa (benzodiazepine). Rispetto alle altre tipologie di sedazione, in questo tipo al paziente viene posizionato un catetere endovenoso.

    Come si esegue la Sedazione Cosciente e farmacologica?

     

    Prima di procedere con la sedazione cosciente e farmacologica, l’odontoiatra procede con l’anamnesi del paziente che viene poi visitato. Successivamente, il
    paziente viene intubato tramite l’ago cannula che viene inserito endovena e che ha lo scopo di somministrare i farmaci. Nel momento della sedazione vengono continuamente monitorati parametri vvitali come la pressione arteriosa, frequenza cardiaca, respirazione.

    Oltre a tal parametri vengono controllati anche se il paziente è cosciente e se risponde agli stimoli. In alcuni casi, potrebbe capitare che persone come bambini piccoli, o persone ansiose non riescono a collaborare con l’odontoiatra e l’unico modo per tranquillizzarli è quello di somministrare per via endovenosa il Perossido di Azoto unito all’Ossigeno, che grazie a dei miscelatori viene inalato da paziente mediante un mascherina. Nel momento in cui l’intervento sarà terminato, il paziente verrà tenuto in osservazione per circa due ore in modo tale da continuare i parametri vitali. Una volta che tutto è andato a buon fine, il paziente verrà dimesso.

    La sedazione cosciente e farmacologica può portare a delle complicazioni? Generalmente, le complicazioni ed eventuali effetti collaterali sono legati per lo più ai farmaci somministrati. Tra i rischi potenziali ci sono quelli relativi alla depressione respiratoria, inalazione del contenuto gastrico, oppure complicanze relative ad aritmie o reazioni allergiche. Nonostante sia una pratica molto sicura ed efficace che consente di superare lo stress, tale livello di sicurezza è legata comunque all’esperienza degli operatori che vanno a monitorare il paziente prima dell’intervento e dopo l’intervento. Lo scopo fondamentale di tale pratica è quello di far raggiungere al paziente una condizione di di rilassamento, amnesia e controllo del dolore durate l’intervento. Inoltre, sempre facendo riferimento alla sicurezza rappresenta una pratica ideale per pazienti ansiosi o bambini non molto collaborativi.